Documentario “Mario Carbone, il fotografo con la macchina da presa”

MARIO CARBONE - Il fotografo con la macchina da presaSINOSSI
Nel contesto della storia politica, sociale, culturale e artistica italiana dalla fine degli anni Cinquanta in poi, il documentario si sviluppa attraverso il punto di vista di Mario Carbone, fotografo e documentarista che ne è stato testimone e ha fatto dell’osservazione diretta la sua professione. Dal viaggio con Carlo Levi in Lucania nel 1960 alle prime immagini dell’alluvione di Firenze del 1966, dal terremoto del Belice del 1968 alla manifestazione studentesca di Valle Giulia, Mario Carbone opera con la macchina da presa e con quella fotografica in quello che egli stesso definisce “un modo intuitivo, spontaneo e non meditato”.
Ha vissuto da protagonista gli anni del secondo dopo guerra, della rivoluzione industriale, del benessere e della povertà, dell’arte contemporanea, documentandoli in innumerevoli opere, in una storia che parla per immagini. Nel corso della sua lunga carriera ha collaborato con importanti esponenti del mondo letterario e cinematografico italiano come Carlo Levi, Vasco Pratolini, Mario Soldati, Cesare Zavattini, Cecilia Mangini, Luigi Di Gianni, Giuseppe Ferrara e Libero Bizzarri.
Dagli anni 50 in poi è stato a stretto contatto con i rappresentanti del movimento artistico della “Scuola di Piazza del Popolo”, documentando le opere di artisti quali Franco Angeli, Mario Schifano, Tano Festa, Francesco Lo Savio, e poi di Mimmo Rotella e Aldo Turchiaro.
La sua ricerca si è sempre rivolta verso gli uomini semplici, i contadini, i vecchi e i bambini e non è mai venuto meno al suo ruolo specifico di documentarista sia con l’uso della macchina fotografica che con la cinepresa. Questo documentario intende raccogliere e rendere note testimonianze e dettagli da lui raccolti – con “la nota ma non sufficientemente celebrata attività di documentarista – che rappresentano una parte importante del patrimonio storico e culturale calabrese e del meridione in generale, così vicino e così dimenticato.

Genere: documentario biografico
Autore: Giuseppe D’Addino
Durata: 55′, Formato: 16:9, 1080/25P, Anno: 2012
Counsulenza: Silvia Lelli, antropologa
Metodologia: La metodologia è etnografica: niente troupe, spesso un solo operatore/regista, un consulente, nessuna manipolazione dei contesti e delle riprese: una telecamera non invasiva che interagisce, ammessa entro confini sottili tra il pubblico e il privato. Ne risulta una documentazione antropologica, psicologica, artistica che favorisce la riflessione sull’importanza dell’opera del soggetto ripercorsa attraverso il racconto in prima persona.
Oltre al materiale video attuale verrà utilizzato anche l’ingente collezione video-fotografica dell’archivio Mario Carbone, dell’Aamod (Archivio Audiovisivo Movimento Operaio) e il materiale d’archivio di altre case di produzione operanti dagli anni 50’ in poi.

Con la partecipazione di:
Blasco Giurato, direttore della fotografia
Cecilia Mangini, fotografa e documentarista
Elisa Magri, moglie di Mario ed esperta d’arte
Eugenio Attanasio, presidente della Cineteca della Calabria
Gianfranco Arciero, docente di Storia e tecniche della fotografia, Univ. Roma Tre (DAMS)
Giuseppe Ferrara, regista e critico cinematografico
Giuseppe Salerno, critico d’arte
Paola Scremin, critica cinematografica
Silvia Lelli, docente di Antropologia presso l’Università di Firenze

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